Connettori MAV – La Storia – (Parte 1)

Mar - 26
2018

Connettori MAV – La Storia – (Parte 1)

Era l’estate del 2013, quando mi appassionai al mondo del Bottom Feeder. Fu il mio amico Angelo a farmelo conoscere “fisicamente”, lui che con la sua passione per i lavori in legno stava già sperimentando le prime scatolette. Me le mostrava con la passione tipica di un artista e mi illustrava le varie soluzioni da adottare per il cablaggio.

All’epoca chi faceva le box “fai da te” non disponeva dei numerosi siti che esistono oggi, e spesso i componenti venivano rimediati nei negozi di elettronica online e fisici.

In rete le informazioni si scambiavano sui forum e non sui gruppi FB, uno di quelli che fece la storia è EsigForum, il cui creatore, Michele, fu uno dei pionieri di questo mondo in Italia.

Il problema grosso erano i connettori.

La pratica più diffusa era l’utilizzo di quelli di ricambio delle esig tipo 510, quelle di forma simile alle sigarette, che avendo l’attivazione automatica avevano un foro sul pin positivo utile a creare la depressione per far attivare la batteria, quando si aspirava.

La soluzione adottata era quindi quella di inserire un tubo metallico nel foro del pin del connettore 510 (tutti di fattura cinese) e saldarlo insieme al filo.

Questa era la soluzione più economica e pratica da realizzare, ma rimaneva il problema del trasudo di liquido sopratutto per quando si utilizzavano atomizzatori che prendevano l’aria dal basso (316, 510 bridgeless, cisco etc).

Per risolvere si utilizzavano delle cosiddette “vaschette” (Drip Cup per il mondo anglofone), nient’altro che tazzine metalliche con un foro sul fondo, tale da poterci incastrare il famigerato connettore 510 femmina.

In questo periodo sono quindi nati i nomi utilizzati ancora oggi per i identificare i connettori BF. Nomi come “vaschetta“, “cup” o “tazza” che oggi poco si associano ai connettori attuali.

Sotto le pressioni di Angelo, che si autocostruiva le tazzette partendo da dadi in ottone, cercai una torneria per iniziare a produrre le vaschette in modo più preciso.

Da li a poco ci ritrovammo in mano il primo esemplare di quella che sarebbe poi diventata la MAV2.

Il primo esemplare ebbe infatti una vita di poche ore, ci rendemmo subito conto che era necessario fare una lavorazione aggiuntiva per semplificare l’installazione.

Fu aggiunto quindi un “dente” per incassare meglio il connettore ed aiutare l’adesione al corpo delle box, visto che questo avveniva con del solo collante. Si era passati quindi dalla MA – V1 alla MA – V2 in poche ore.

Si, il nome più semplice che ci venne in mente, le nostre iniziali Michele ed Angelo.

Il connettore infatti doveva chiamarsi solo MA, il suffisso era solo la “versione” ma poi nel tempo, cominciata la commercializzazione, per praticità prese forma il nome MAV2.

La MAV2 fu realizzata in alluminio, ottone e acciaio.

La seconda parte dell’articolo la trovate qui: Connettori MAV – La Storia – (Parte 2)

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